Accadde Oggi 18 ottobre 1968:
Sospesi Smith e Carlos
In seguito alla protesta di Tommie Smith e John Carlos che alle Olimpiadi di Città del Messico l'altro ieri sono saliti sul podio a testa bassa e pugno sollevato a sostegno dei diritti degli afroamericani, i due atleti vengono sospesi dalle loro squadre ed espulsi dal villaggio olimpico.
Accadde Oggi 18 ottobre 1968
57 anni fa - accaddeoggi.it ©
Il 16 ottobre 1968 Tommie Smith vince la finale dei 200 metri piani in 19"83 diventando il primo uomo a coprire la distanza in meno di 20 secondi, al secondo posto si posiziona l'australiano Peter Norman con 20"06 e terzo è l'altro statunitense, John Carlos, che chiude la gara in 20"10.
Nel sottopassaggio che porta al podio l'australiano si ritrova ad assistere alle fasi preparatorie dei due americani e alla sua richiesta i due spiegano: non porteranno le scarpe per evidenziare la povertà, Carlo indosserà una collana di piccole pietre ognuna delle quali rappresenta un nero linciato per il suo impegno in favore dei diritti della sua razza.
Peter Norman chiede allora di avere una delle loro coccarde e la sistema sulla tuta per solidarietà: "Si nasce tutti uguali e con gli stessi diritti" dice ai due americani.
I tre fanno per avviarsi quando si accorgono che Carlos ha dimenticato i suoi guanti neri al villaggio olimpico, mentre Smith ha quelli procuratigli dalla moglie Denise; è lo stesso Norman a quel punto a fornire il consiglio risolutore, indossarne uno a testa.
Sul podio mentre suona l'inno americano, Norman tiene lo sguardo dritto davanti a sé, con le braccia distese lungo i fianchi come sull'attenti in presenza dei due americani scalzi che ascoltano a testa bassa mentre alzano al cielo il pugno nel guanto nero: Smith il destro e Carlos il sinistro.
Due giorni dopo Smith e Carlos vengono sospesi dalle loro squadre nazionali, espulsi dal villaggio olimpico e rinviati a casa negli Stati Uniti perché la loro protesta ha violato lo spirito della competizione.
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Sospesi Smith e Carlos
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Il 16 ottobre 1968 Tommie Smith vince la finale dei 200 metri piani in 19"83 diventando il primo uomo a coprire la distanza in meno di 20 secondi, al secondo posto si posiziona l'australiano Peter Norman con 20"06 e terzo è l'altro statunitense, John Carlos, che chiude la gara in 20"10.
Nel sottopassaggio che porta al podio l'australiano si ritrova ad assistere alle fasi preparatorie dei due americani e alla sua richiesta i due spiegano: non porteranno le scarpe per evidenziare la povertà, Carlo indosserà una collana di piccole pietre ognuna delle quali rappresenta un nero linciato per il suo impegno in favore dei diritti della sua razza.
Peter Norman chiede allora di avere una delle loro coccarde e la sistema sulla tuta per solidarietà: "Si nasce tutti uguali e con gli stessi diritti" dice ai due americani.
I tre fanno per avviarsi quando si accorgono che Carlos ha dimenticato i suoi guanti neri al villaggio olimpico, mentre Smith ha quelli procuratigli dalla moglie Denise; è lo stesso Norman a quel punto a fornire il consiglio risolutore, indossarne uno a testa.
Sul podio mentre suona l'inno americano, Norman tiene lo sguardo dritto davanti a sé, con le braccia distese lungo i fianchi come sull'attenti in presenza dei due americani scalzi che ascoltano a testa bassa mentre alzano al cielo il pugno nel guanto nero: Smith il destro e Carlos il sinistro.
Due giorni dopo Smith e Carlos vengono sospesi dalle loro squadre nazionali, espulsi dal villaggio olimpico e rinviati a casa negli Stati Uniti perché la loro protesta ha violato lo spirito della competizione.
Nel sottopassaggio che porta al podio l'australiano si ritrova ad assistere alle fasi preparatorie dei due americani e alla sua richiesta i due spiegano: non porteranno le scarpe per evidenziare la povertà, Carlo indosserà una collana di piccole pietre ognuna delle quali rappresenta un nero linciato per il suo impegno in favore dei diritti della sua razza.
Peter Norman chiede allora di avere una delle loro coccarde e la sistema sulla tuta per solidarietà: "Si nasce tutti uguali e con gli stessi diritti" dice ai due americani.
I tre fanno per avviarsi quando si accorgono che Carlos ha dimenticato i suoi guanti neri al villaggio olimpico, mentre Smith ha quelli procuratigli dalla moglie Denise; è lo stesso Norman a quel punto a fornire il consiglio risolutore, indossarne uno a testa.
Sul podio mentre suona l'inno americano, Norman tiene lo sguardo dritto davanti a sé, con le braccia distese lungo i fianchi come sull'attenti in presenza dei due americani scalzi che ascoltano a testa bassa mentre alzano al cielo il pugno nel guanto nero: Smith il destro e Carlos il sinistro.
Due giorni dopo Smith e Carlos vengono sospesi dalle loro squadre nazionali, espulsi dal villaggio olimpico e rinviati a casa negli Stati Uniti perché la loro protesta ha violato lo spirito della competizione.
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