Accadde Oggi – accaddeoggi.it | 22 maggio: Muore Alessandro Manzoni


Accadde Oggi 22 maggio 1873:

Muore Alessandro Manzoni


Ottantottenne muore a Milano dove era nato, l’autore de "I promessi sposi", lo scrittore Alessandro Manzoni. Il 6 gennaio scorso era caduto sui gradini della chiesa di San Fedele a Milano procurandosi un trauma cranico sfociato in seguito in meningite.


Accadde Oggi 22 maggio 1873 150 anni fa - accaddeoggi.it ©
Lo scrittore Alessandro Manzoni è nato a Milano il 7 marzo 1785 ed è morto a Milano il 2 maggio 1873.

Pietro Manzoni e donna Giulia Beccaria, figlia di Cesare, destinati a separarsi dopo un breve e infelice matrimonio, affidarono il figlio Alessandro ai Somaschi di Mera- te e poi ai Barnabiti di Milano: probabilmente l'educazione religiosa ne rense ancor più ribelle l'indole difficile che al di fuori della vita di collegio provava una più forte attrattiva nelle notizie che inquietavano tutta Europa.

II poemetto II trionfo della Libertà (1801) di esaltato spirito giacobino, ne rivela l'impeto geniale e intellettualmente incontrollato.

Tra il 1801 e il 1805 acquistano rilievo e indicano una certa maturità alcune composizioni: l'idillio L'Adda (1803) e i Sermoni, e, alla fine di questo periodo, il carme In morte di Carlo Imbonati (1806).

Giulia Beccaria aveva abbandonato il conte Pietro e seguito l'Imbonati (cantato nella sua fanciullezza dal Parini) a Parigi. Con lui convisse coniugalmente diventandone l'erede alla sua morte; e per lui Alessandro, affezionatissimo alla madre, ebbe sempre stima e rispetto.

A Parigi, dove donna Giulia lo volle presso di sé, entrò nei circoli e nei salotti degli epigoni dell'Illuminismo avvicinando familiarmente Guizot, Constant, Cabanis e stringendo amicizie, come quella Fauriel, che ebbero forte influenza sulla sua formazione.

Nel soggiorno milanese il giovane aveva frequentato il Cuoco e più assiduamente il Lomonaco e i rapporti successivi con il Fauriel che profondamente influì sugli orientamenti della sua cultura, trovano singolare riscontro con la vivace ripresa di interessi storicistici di quel periodo.

È noto come nel 1808 egli sposasse col rito evangelico la calvinista Enrichetta Blondel, come di lì a un biennio questa abbracciasse il cattolicesimo e come nel 1810 ritornasse alla fede della sua prima adolescenza.

Assunta questa conversione come il punto di arrivo di una lenta riconquista intellettuale del cristianesimo o di una edificante ricerca di un equilibrio interiore più consapevole, se ne potrà cogliere tutta l'importanza per l'impronta che ha dato all'opera dello scrittore attraverso lo stimolo del sentimento religioso.

Determinata da un concorso di eventi diversi, essa fu totale e senza riserve, e non rimase nell'ambito dell'emotività sentimentale o misticheggiante, ma condizionò fin dal suo primo delinearsi l'attività critica e creativa dello scrittore, al quale parve di vedere nel romanticismo italiano,una tendenza ispirata al cristianesimo, sì che del romanticismo abbraccerà aspirazioni e motivi, fino a divenirne il più eminente rappresentante. Siamo per ora agli anni di quasi tutti gli Inni Sacri (La Resurrezione, 1812; Il nome di Maria; II Natale, 1813), pubblicati con la Passione nel 1815.

La Pentecoste apparve nel 1822. Questi Inni testimoniano quanto possa una ispirazione fervida di sentimento ai fini di una rappresentazione umanistica dei riti cristiani. Nel 1819 scrisse: Osservazioni sulla morale cattolica, contenenti pagine criticamente e sottilmente elaborate. Il Cinque Maggio, l'ode scritta per la morte di Napoleone nel 1821, attraverso l'interpretazione storico-religiosa degli avvenimenti, è la giustificazione lirica di questo rinnovato sentimento cristiano, che non soffoca la potenza delle immagini caldamente rappresentative e non ne rimane soffocato, similmente a quanto accade nel Marzo 1821, l'ode pubblicata solo nel 1848.

Tra il 1816 e il 1822 elabora e compone Il Conte di Carmagnola (1820) e l'Adelchi (1822), attraverso un paziente lavoro di ricerca erudita e di preparazione critica che dà i suoi frutti in lavori preliminari di carattere storico (Discorso sopra alcuni punti della Storia Longobardica in Italia) e più ancora in una parziale anticipazione del contenuto della Lettera allo Chauvet (1823), ma soprattutto testimoniano gli interessi del pensatore sui rapporti arte-verità e storia-poesia.

Le due tragedie si impongono all'ammirazione del lettore per la ricchezza episodica balenante a sprazzi, con un valore certo più lirico che drammatico e con una suggestione storica ed umana che nessuna critica può demolire.

Gli anni che intercorrono tra il 1821 e il 1827 lo vedono impegnato nel romanzo, dalla prima stesura (1821-23) di Fermo e Lucia, vincolata negativamente da un romanticismo generico e facile, alla prima edizione, frutto di una rielaborazione veramente affaticante, dei Promessi Sposi (fino alla vigilia della stampa l'autore aveva proposto il titolo Gli Sposi Promessi) che segna progresso singolare, rispetto all'abbozzo, per tecnica narrativa, per rappresentazione di sentimento, e, dato non meno importante, per felicità espressiva.

La seconda edizione infatti (1840-42), riprova la consapevolezza dell'autore, per sua natura pessimista, di aver fatto cosa veramente compiuta: nulla vi è d'alterato rispetto alla prima struttura interna ed esterna; altre sono le ragioni dell'insoddisfaziofie dell'autore, che tra il 1827 e il 1842 si preoccupa solo della elaborazione del linguaggio, da lui toscanamente vagheggiato, per la quale affronta anche un viaggio (1827) in Toscana, pur restio come era a lasciare la sua casa milanese meta di poche scelte amicizie.

La vita non gli era stata benigna, né gli risparmiò, negli anni della maturità, malanni fisici, turbamenti intimi, morti precoci di familiari. Dopo quattro anni di vedovanza, si risposò nel 1837 con Teresa Borri vedova Stampa, a cui egli sopravvisse, come a cinque dei sette figli avuti dal primo letto; eventi dolorosi, quessti, non indifferenti, se non direttamente determinanti, per l'inaridirsi dell'attività creativa, ma che troveranno lenimento negli interessi religiosi filosofici, storici, estetici e linguistici; di questi interessi che dopo il 1840 l0 assorbiranno totalmente, fanno testimonianza la Storia della Colonna Infame, (in appendice all'edizione del 1842 dei Promessi Sposi) il discorso Del romanzo storico, il dialogo Dell'invenzione, il Saggio comparativo sulla rivoluzione francese dell'89 e la rivoluzione italiana del 1859, gli studi di lingua (Sentir Messa, Lettera a G.Carena sulla lingua italiana, la Relazione al ministro Broglio sull'unità della lingua e dei mezzi per diffonderla).

Il 6 gennaio 1873 all'uscita dalla chiesa di San Fedele a Milano cadde battendo la testa su uno scalino procurandosi un trauma cranico con perdita di sangue; si accorse già dopo qualche giorno che le sue facoltà intellettive cominciavano a scemare fino a cadere in uno stato catatonico negli ultimi mesi di vita.

Le sofferenze furono acuite dalla morte del figlio maggiore Pier Luigi il 28 aprile e quasi un mese dopo, il 22 maggio alle ore sei e quindici del pomeriggio, spirò per una meningite contratta a seguito del trauma.

I funerali, celebrati il 29 maggio, furono solenni e vi parteciparono le massime autorità dello Stato.


(Nella foto: Alessandro Manzoni in un dipinto di Giuseppe Molteni del 1835)

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