Accadde Oggi 21 gennaio 1793:
Luigi XVI ghigliottinato
A Parigi re Luigi XVI, condannato a morte per tradimento quattro giorni fa (il 17 gennaio), viene giustiziato. Privato del titolo e indicato con il nome di Luigi Capeto, è portato in carrozza alla ghigliottina in piazza della Rivoluzione vestito di bianco e con in mano il libro dei Salmi.
Accadde Oggi 21 gennaio 1793
232 anni fa - accaddeoggi.it ©
(Nella foto: particolare dal disegno "La mort de Louis Capet sur la place de la Révolution" di Charles Monnet)
Il processo all'ex re francese Luigi XVI apre i battenti il 15 gennaio 1793 nella Sala della Convenzione dove l'uomo, ormai indicato come semplice cittadino con il nome di Luigi Capeto, dovrà rispondere delle accuse di tradimento verso la nazione e di cospirazione contro le pubbliche libertà.
L'assemblea è presieduta da Pierre Victurnien Vergniaud che espone le tre domande a cui ogni deputato sarà chiamato a rispondere nominalmente aggiungendo la motivazione del voto.
Sono presenti 720 dei 749 deputati e alla domanda "E' colpevole Luigi Capeto?" in 693 rispondono affermativamente.
Il giorno successivo, il 16 gennaio, viene posta la seconda domanda: "La decisione adottata dalla Convenzione nazionale dovrà essere ratificata dal popolo?" quesito al quale si registrano 424 voti contrari contro 287 favorevoli e 12 astensioni.
In serata viene formulata la terza e ultima domanda: "Quale pena dobbiamo infliggere a Luigi Capeto?"; la raccolta delle dichiarazioni di voto e delle motivazioni richiederà poco più di 24 ore, terminando intorno alla 19.00 del giorno seguente.
Alle 21.00 del 17 gennaio 1793, il presidente Pierre Victurnien Vergniaud legge la sentenza: "La pena che la Convenzione nazionale pronuncia contro Luigi Capeto è quella di morte."
Facendo seguito alla richiesta di alcuni deputati il 18 gennaio si procede a uno scrutinio di verifica da cui risulta che 387 voti sono stati espressi per la pena di morte senza condizioni, mentre 334 sono favorevoli a una pena detentiva o alla morte con rinvio.
La mattina del 19 gennaio 1793 la Convenzione respinge la richiesta di rinvio dell'esecuzione della condanna formulata due giorni prima, come pure viene rifiutata la richiesta dell'ex re di beneficiare di altri tre giorni di vita per potersi preparare a morire.
Gli viene però concesso di incontrare la famiglia per il tempo che riterrà necessario e senza testimoni, così la sera del 20 gennaio incontra la moglie e i figli con cui si intrattiene fino alle 22:15.
La mattina del 21 gennaio Luigi viene svegliato alle 5:00, ascolta la messa e dopo avere inviato alla moglie l'anello di fidanzamento e consegnato il testamento al commissario Baudrais, indossa il cappello e si avvia ad uscire per essere portato al patibolo.
Il repubblicano Rouy descrive così quel momento drammatico: "Arrivato al patibolo Luigi Capeto fu consegnato ai boia che lo afferrarono, gli tagliarono i capelli, lo svestirono e gli legarono le mani dietro la schiena. Poi lo fecero salire sul palco dove, invece di andarsene dritto alla ghigliottina, rifilò una gomitata al boia che aveva accanto e lo spostò, tanto da poter avanzare sino al bordo del palco dove manifestò il desiderio di pronunciare un discorso ai cittadini lì astanti, nella speranza che le sue parole sarebbero riuscite ad impietosirli e a fargli ottenere la grazia. Allora Santerre, capo della guardia Nazionale, comandò ai tamburi di rullare ed ai carnefici di ottemperare agli ordini. L’ordine fu immediatamente eseguito: i boia afferrarono Luigi Capeto e lo trascinarono alla tavola fatale. Mentre lo legavano, egli pronunciò ad alta voce queste parole: “Sono perduto, muoio innocente: perdono la mia morte ai miei nemici ma saranno puniti!” Appena finite queste parole, la lama vendicatrice piomba sulla sua testa colpevole e la separa dal corpo."
Sono le 10:22 del 21 gennaio 1793.
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(23 ottobre - 22 novembre) Scorpione
(23 novembre - 21 dicembre) Sagittario
(22 dicembre - 20 gennaio) Capricorno
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A Parigi re Luigi XVI, condannato a morte per tradimento quattro giorni fa (il 17 gennaio), viene giustiziato. Privato del titolo e indicato con il nome di Luigi Capeto, è portato in carrozza alla ghigliottina in piazza della Rivoluzione vestito di bianco e con in mano il libro dei Salmi.
Accadde Oggi 21 gennaio 1793
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(Nella foto: particolare dal disegno "La mort de Louis Capet sur la place de la Révolution" di Charles Monnet)
Il processo all'ex re francese Luigi XVI apre i battenti il 15 gennaio 1793 nella Sala della Convenzione dove l'uomo, ormai indicato come semplice cittadino con il nome di Luigi Capeto, dovrà rispondere delle accuse di tradimento verso la nazione e di cospirazione contro le pubbliche libertà.
L'assemblea è presieduta da Pierre Victurnien Vergniaud che espone le tre domande a cui ogni deputato sarà chiamato a rispondere nominalmente aggiungendo la motivazione del voto.
Sono presenti 720 dei 749 deputati e alla domanda "E' colpevole Luigi Capeto?" in 693 rispondono affermativamente.
Il giorno successivo, il 16 gennaio, viene posta la seconda domanda: "La decisione adottata dalla Convenzione nazionale dovrà essere ratificata dal popolo?" quesito al quale si registrano 424 voti contrari contro 287 favorevoli e 12 astensioni.
In serata viene formulata la terza e ultima domanda: "Quale pena dobbiamo infliggere a Luigi Capeto?"; la raccolta delle dichiarazioni di voto e delle motivazioni richiederà poco più di 24 ore, terminando intorno alla 19.00 del giorno seguente.
Alle 21.00 del 17 gennaio 1793, il presidente Pierre Victurnien Vergniaud legge la sentenza: "La pena che la Convenzione nazionale pronuncia contro Luigi Capeto è quella di morte."
Facendo seguito alla richiesta di alcuni deputati il 18 gennaio si procede a uno scrutinio di verifica da cui risulta che 387 voti sono stati espressi per la pena di morte senza condizioni, mentre 334 sono favorevoli a una pena detentiva o alla morte con rinvio.
La mattina del 19 gennaio 1793 la Convenzione respinge la richiesta di rinvio dell'esecuzione della condanna formulata due giorni prima, come pure viene rifiutata la richiesta dell'ex re di beneficiare di altri tre giorni di vita per potersi preparare a morire.
Gli viene però concesso di incontrare la famiglia per il tempo che riterrà necessario e senza testimoni, così la sera del 20 gennaio incontra la moglie e i figli con cui si intrattiene fino alle 22:15.
La mattina del 21 gennaio Luigi viene svegliato alle 5:00, ascolta la messa e dopo avere inviato alla moglie l'anello di fidanzamento e consegnato il testamento al commissario Baudrais, indossa il cappello e si avvia ad uscire per essere portato al patibolo.
Il repubblicano Rouy descrive così quel momento drammatico: "Arrivato al patibolo Luigi Capeto fu consegnato ai boia che lo afferrarono, gli tagliarono i capelli, lo svestirono e gli legarono le mani dietro la schiena. Poi lo fecero salire sul palco dove, invece di andarsene dritto alla ghigliottina, rifilò una gomitata al boia che aveva accanto e lo spostò, tanto da poter avanzare sino al bordo del palco dove manifestò il desiderio di pronunciare un discorso ai cittadini lì astanti, nella speranza che le sue parole sarebbero riuscite ad impietosirli e a fargli ottenere la grazia. Allora Santerre, capo della guardia Nazionale, comandò ai tamburi di rullare ed ai carnefici di ottemperare agli ordini. L’ordine fu immediatamente eseguito: i boia afferrarono Luigi Capeto e lo trascinarono alla tavola fatale. Mentre lo legavano, egli pronunciò ad alta voce queste parole: “Sono perduto, muoio innocente: perdono la mia morte ai miei nemici ma saranno puniti!” Appena finite queste parole, la lama vendicatrice piomba sulla sua testa colpevole e la separa dal corpo."
Sono le 10:22 del 21 gennaio 1793.
L'assemblea è presieduta da Pierre Victurnien Vergniaud che espone le tre domande a cui ogni deputato sarà chiamato a rispondere nominalmente aggiungendo la motivazione del voto.
Sono presenti 720 dei 749 deputati e alla domanda "E' colpevole Luigi Capeto?" in 693 rispondono affermativamente.
Il giorno successivo, il 16 gennaio, viene posta la seconda domanda: "La decisione adottata dalla Convenzione nazionale dovrà essere ratificata dal popolo?" quesito al quale si registrano 424 voti contrari contro 287 favorevoli e 12 astensioni.
In serata viene formulata la terza e ultima domanda: "Quale pena dobbiamo infliggere a Luigi Capeto?"; la raccolta delle dichiarazioni di voto e delle motivazioni richiederà poco più di 24 ore, terminando intorno alla 19.00 del giorno seguente.
Alle 21.00 del 17 gennaio 1793, il presidente Pierre Victurnien Vergniaud legge la sentenza: "La pena che la Convenzione nazionale pronuncia contro Luigi Capeto è quella di morte."
Facendo seguito alla richiesta di alcuni deputati il 18 gennaio si procede a uno scrutinio di verifica da cui risulta che 387 voti sono stati espressi per la pena di morte senza condizioni, mentre 334 sono favorevoli a una pena detentiva o alla morte con rinvio.
La mattina del 19 gennaio 1793 la Convenzione respinge la richiesta di rinvio dell'esecuzione della condanna formulata due giorni prima, come pure viene rifiutata la richiesta dell'ex re di beneficiare di altri tre giorni di vita per potersi preparare a morire.
Gli viene però concesso di incontrare la famiglia per il tempo che riterrà necessario e senza testimoni, così la sera del 20 gennaio incontra la moglie e i figli con cui si intrattiene fino alle 22:15.
La mattina del 21 gennaio Luigi viene svegliato alle 5:00, ascolta la messa e dopo avere inviato alla moglie l'anello di fidanzamento e consegnato il testamento al commissario Baudrais, indossa il cappello e si avvia ad uscire per essere portato al patibolo.
Il repubblicano Rouy descrive così quel momento drammatico: "Arrivato al patibolo Luigi Capeto fu consegnato ai boia che lo afferrarono, gli tagliarono i capelli, lo svestirono e gli legarono le mani dietro la schiena. Poi lo fecero salire sul palco dove, invece di andarsene dritto alla ghigliottina, rifilò una gomitata al boia che aveva accanto e lo spostò, tanto da poter avanzare sino al bordo del palco dove manifestò il desiderio di pronunciare un discorso ai cittadini lì astanti, nella speranza che le sue parole sarebbero riuscite ad impietosirli e a fargli ottenere la grazia. Allora Santerre, capo della guardia Nazionale, comandò ai tamburi di rullare ed ai carnefici di ottemperare agli ordini. L’ordine fu immediatamente eseguito: i boia afferrarono Luigi Capeto e lo trascinarono alla tavola fatale. Mentre lo legavano, egli pronunciò ad alta voce queste parole: “Sono perduto, muoio innocente: perdono la mia morte ai miei nemici ma saranno puniti!” Appena finite queste parole, la lama vendicatrice piomba sulla sua testa colpevole e la separa dal corpo."
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