Accadde Oggi 13 giugno 1946:
Il re di maggio lascia l’Italia
In seguito al paventato risultato del referendum sulla repubblica del 2 giugno scorso, Umberto II l'ultimo re d'Italia, lascia il paese. Il suo regno iniziato lo scorso mese è durato poco più di trenta giorni e per questo viene soprannominato: "Il re di maggio".
Accadde Oggi 13 giugno 1946 78 anni fa - accaddeoggi.it ©
Dopo che il 10 giugno 1946 la Corte di Cassazione ha proclamato i risultati del referendum che davano vincente la repubblica sulla monarchia italiana era stato rimandato al 18 giugno il giudizio definitivo su proteste, reclami, numero complessivo di votanti e di voti nulli.
La notte del 12 giugno il governo convocato da Alcide De Gasperi stabilisce che a seguito di tale proclamazione si è creato un regime transitorio per il quale le funzioni di capo dello stato dovessero passare all'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, anche per far fronte a una serie di manifestazioni dei monarchici che stavano facendo registrare feriti e anche morti.
Il giorno successivo re Umberto II diramò un proclama commentando il gesto compiuto dal governo:
"Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza."
Preso atto della situazione ad alto rischio che sarebbe potuta sfociare addirittura in una guerra civile, il re preferisce non attendere il pronunciamento della Cassazione previsto per il 18 giugno e accompagnato dai suoi collaboratori più stretti lascia l'Italia alla volta del Portogallo.
(Nella foto: re Umberto II saluta i militari davanti alla sua residenza poche ore prima di lasciare l'Italia)
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Le canzoni più vendute in Italia il 18 aprile, nel:
Oroscopo di giovedì 18 aprile 2024
Scegli il tuo segno zodiacale:
Ariete (21 marzo - 20 aprile)
Toro (21 aprile - 20 maggio)
Gemelli (21 maggio - 21 giugno)
Cancro (22 giugno - 22 luglio)
Leone (23 luglio - 23 agosto)
Vergine (24 agosto - 22 settembre)
(23 settembre - 22 ottobre) Bilancia
(23 ottobre - 22 novembre) Scorpione
(23 novembre - 21 dicembre) Sagittario
(22 dicembre - 20 gennaio) Capricorno
(21 gennaio - 19 febbraio) Aquario
(20 febbraio - 20 marzo) Pesci
Il re di maggio lascia l’Italia
In seguito al paventato risultato del referendum sulla repubblica del 2 giugno scorso, Umberto II l'ultimo re d'Italia, lascia il paese. Il suo regno iniziato lo scorso mese è durato poco più di trenta giorni e per questo viene soprannominato: "Il re di maggio".
Accadde Oggi 13 giugno 1946 78 anni fa - accaddeoggi.it ©
Dopo che il 10 giugno 1946 la Corte di Cassazione ha proclamato i risultati del referendum che davano vincente la repubblica sulla monarchia italiana era stato rimandato al 18 giugno il giudizio definitivo su proteste, reclami, numero complessivo di votanti e di voti nulli.
La notte del 12 giugno il governo convocato da Alcide De Gasperi stabilisce che a seguito di tale proclamazione si è creato un regime transitorio per il quale le funzioni di capo dello stato dovessero passare all'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, anche per far fronte a una serie di manifestazioni dei monarchici che stavano facendo registrare feriti e anche morti.
Il giorno successivo re Umberto II diramò un proclama commentando il gesto compiuto dal governo:
"Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza."
Preso atto della situazione ad alto rischio che sarebbe potuta sfociare addirittura in una guerra civile, il re preferisce non attendere il pronunciamento della Cassazione previsto per il 18 giugno e accompagnato dai suoi collaboratori più stretti lascia l'Italia alla volta del Portogallo.
(Nella foto: re Umberto II saluta i militari davanti alla sua residenza poche ore prima di lasciare l'Italia)
La notte del 12 giugno il governo convocato da Alcide De Gasperi stabilisce che a seguito di tale proclamazione si è creato un regime transitorio per il quale le funzioni di capo dello stato dovessero passare all'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, anche per far fronte a una serie di manifestazioni dei monarchici che stavano facendo registrare feriti e anche morti.
Il giorno successivo re Umberto II diramò un proclama commentando il gesto compiuto dal governo:
"Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza."
Preso atto della situazione ad alto rischio che sarebbe potuta sfociare addirittura in una guerra civile, il re preferisce non attendere il pronunciamento della Cassazione previsto per il 18 giugno e accompagnato dai suoi collaboratori più stretti lascia l'Italia alla volta del Portogallo.
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