Accadde Oggi – accaddeoggi.it | 27 marzo: Roma sarà capitale d’Italia


Accadde Oggi 27 marzo 1861:

Roma sarà capitale d’Italia


Il parlamento italiano riunito a Torino, assicurate indipendenza del Pontefice e libertà della Chiesa, approva la designazione di Roma a capitale d'Italia; una condizione che però si realizzerà solo tra dieci anni.


Accadde Oggi 27 marzo 1861 162 anni fa - accaddeoggi.it ©
L'esito della votazione del 27 marzo 1861 a Palazzo Carignano di Torino è in gran parte dovuto al discorso di due giorni prima del presidente del Consiglio dei Ministri, Camillo Benso di Cavour che a sostegno della necessità e dell'importanza che Roma fosse la capitale d'Italia pronunciò queste parole:

"La scelta della capitale è determinata da grandi ragioni morali. È il sentimento dei popoli che decide le questioni ad essa relative. Ora, o signori, in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali, che devono determinare le condizioni della capitale di un grande stato. Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali, tutta la storia di Roma, dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi, è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la capitale di un grande stato.

Convinto, profondamente convinto, di questa verità, io mi credo in obbligo di proclamarlo nel modo più solenne davanti a voi, davanti alla nazione, e mi tengo in obbligo di fare in questa circostanza appello al patriottismo di tutti i cittadini d’Italia e dei rappresentanti delle più illustri delle sue città, onde cessi ogni discussione in proposito, affinché noi possiamo dichiarare all’Europa, affinché chi ha l’onore di rappresentare questo paese a fronte alle potenze estere, possa dire: la necessità di avere Roma per capitale è riconosciuta e proclamata dall’intera nazione.

La libertà della Chiesa.

Ho detto, o signori, e affermo ancora una volta che Roma, Roma sola, deve essere la capitale d'Italia. Ma qui cominciano le difficoltà della risposta all’onorevole interpellante.

Noi dobbiamo andare a Roma, ma a due condizioni, noi dobbiamo andarvi di concerto con la Francia, inoltre senza che la riunione di questa città al resto d’Italia possa essere interpretata dai cattolici. In Italia e fuori, come il segnale della servitù della Chiesa.

Noi dobbiamo, cioè, andare a Roma, senza che perciò l’indipendenza vera del Pontefice venga a menomarsi. Noi dobbiamo andare a Roma senza che l’autorità civile estenda il suo potere sull’ordine spirituale.

Ecco le due condizioni che debbono verificarsi perché noi possiamo andare a Roma senza mettere in pericolo le sorti d’Italia".

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