Sottoscritte le “Lettere patenti”

Le “Patenti di grazia” vennero siglate da Re Carlo Alberto il 17 febbraio 1848 e concedevano ai valdesi del Piemonte i diritti civili e politici: “i valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici dei nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università ed a conseguire i gradi accademici. Nulla è però innovato quanto all’esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette”.

Le “Lettere Patenti” ponevano fine a una condizione d’inferiorità civile durata per secoli infatti fino a questa data ai valdesi era proibita la frequenza delle scuole pubbliche ed era vietato l’esercizio delle professioni con l'eccezione di quella di notaio e quella di medico a patto che i propri servigi si limitassero a persone professanti la medesima religione.

Fuori dal “ghetto alpino” delle loro valli non potevano possedere beni immobili e le amministrazioni comunali dovevano essere composte in maggioranza da cattolici anche in quei comuni quasi totalmente abitati da valdesi.

Per quanto concerne l’esercizio del culto, questo continuò ad essere consentito solamente in un certo numero di templi autorizzati, situati nelle località più elevate, con assoluto divieto di attività religiose fuori da quei luoghi.

A favore della parità di diritti civili per i valdesi si erano battuti diversi liberali piemontesi con una petizione il cui primo firmatario era stato Roberto d’Azeglio; seguivano, tra gli altri seicento, Camillo Cavour e 75 ecclesiastici cattolici.